Domenica 4 Dicembre ‘16
ore 16:30 Teatro Libero – Via Savona, 10 Milano
A TESTA SUTTA
con Giovanni Carta diLuana Rondinelli musiche Massimiliano Pace
Produzione: Accura Teatro ROMA
Premio Fersen per la drammaturgia 2016
NOTE DELL’AUTRICE Mi è stato commissionato un testo che si muovesse tra l’ombra dell’emarginazione e la luminosa spontaneità dei sentimenti. Sullo sfondo di una Palermo che restasse a guardare con le sue strade polverose e pettegole, ho immaginato di ricostruire il palcoscenico di un’infanzia dalle ore fragili e dai giochi duri, propri di quel rito di iniziazione che è la vita. La poesia avrebbe inondato il paesaggio delle palazzine popolari, velenose come alveari e fitte di complice vivacità, e si sarebbe snodata nei cortili, nelle strade terrose, nel chiasso dei bambini di strada fino a raccontarci di due personaggi opposti ma complementari. U biunnu, bambino dalla pelle bianca e affetto dal “candore del cuore” e suo cugino, il “mafiosetto” del quartiere, che si è fatto carico della fragilità del Biunnu, “abbabbasunnato” in mezzo alla strada, in perenne conflitto tra il suo delicato mondo interiore e la cruda realtà in cui è costretto a muoversi. Si percepirà nel testo, una nota di dolcezza nel bullismo del cugino, che potremmo definire un duro atto di amore e che diventa quasi protesta davanti all’inconcepibile binomio debolezza-sensibilità di cui Biunnu “è affetto” e che lo rende incapace di entrare in rapporto attivo con i “normali” della comunità, allontanandolo dal “mordere il mondo” quanto piuttosto ad accarezzarlo attraverso il filtro della sua ingenuità. E come dalla terra arida della Sicilia fiorisce il profumo dei gelsomini, così dal degrado sociale sboccerà un piccolo esempio di acerba bellezza, in cui scopriremo che i due personaggi non sono che uno solo – “Chi avi di diverso, tagghia ca chi sangu nesci” – direbbe la madre del Biunnu – e che entrambi sono cresciuti tenendosi metaforicamente la mano pur osservando la vita da due prospettive diverse, sentendola sulla pelle agli antipodi, là dove i piedi e la testa di uno saranno la testa e piedi dell’altro, ma unico resterà il baricentro dei cuori. L’emarginazione, la diversità, la violenza, l’incomunicabilità diventeranno perle di luce e il paesaggio interiore, ormai libero di potersi affermare, si farà lentamente spazio nel degrado della scena iniziale. La morale è una capriola – “Ti spogghia i pinseri e ti talia cu dda innocenza chi ti fa pinsari chi fosse l’unici diversi semu nu iatri: io, tu, tutti” – e si finisce “A testa Sutta” per confondere la linea tra il cielo e la terra, abbandonando ogni limite dettato da un pregiudizio che possa coglierci impreparati.
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