“LA COSA BRUTTA” con Francesca Vitale, Eugenio Fea e Ilaria Marchianò

28, 30 Aprile e 3, 4, 5 Maggio ’18 | ore 21:00
Domenica 29 Aprile e 6 Maggio ’18 | ore 18:00

Teatro del Canovaccio – Via Gulli, 12 Catania

LA COSA BRUTTA
di Tobia Rossi 
con Francesca Vitale, Eugenio Fea
e Ilaria Marchianò
regia Manuel Renga
Produzione La Memoria del Teatro
Chronos 3 – Milano


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Motivazione HYSTRIO:
“… Per la capacità di passare dal comico al drammatico, con dialoghi credibili e una lingua sapida, nel delineare situazioni e sviluppo dei personaggi dentro un paesaggio che racconta un’Italia di provincia nelle sue fughe in avanti e nelle sue resistenze.”
Notte. Fiore e Davide, una madre e un figlio, si fanno largo impacciati tra le fronde di un bosco.
L’aria è umida, farsi strada è complicato, c’è il fango e ci sono gli insetti, soprattutto ci sono le mille cose che i due non si sono mai detti, i segreti, i silenzi, le bugie piccole e grandi, i dolori taciuti, la distanza siderale che negli anni si è creata tra loro.
La morte del capofamiglia, marito e padre, li ha riportati vicini.
Il funerale ha appena avuto luogo, ben presto scopriamo che si trovano in quel boschetto perché proprio lì è fuggita Martina, la figlia minore, mentalmente ritardata, sconvolta dalla scomparsa del papà, che è sgattaiolata fuori di casa nel cuore della notte e si è gettata nel bosco buio, inspiegabilmente armata di un fucile.
Ma a tutto c’è una spiegazione.
Fiore e Davide, nella loro goffa e faticosa avanzata tra felci e arbusti, disseppelliscono ricordi, affrontano fantasmi, si rivelano a vicenda, fino a che la madre non racconta al figlio una verità oscena: il padre, che da tempo soffriva di una segreta depressione, si è tolto la vita.
Durante gli anni della sua spossante malinconia, l’uomo ha motivato alla figlia Martina la ragione del suo malessere raccontandole una favola spaventosa: esiste la Cosa Brutta, un’orrida creatura che di tanto in tanto gli fa visita, gli strappa via la voglia di vivere e lo minaccia di portarlo via con sé, per sempre.
La ragazza non ha accettato l’idea che il padre fosse morto e ha pensato che il mostro lo avesse rapito, per quello si è lanciata armata nella foresta, con l’idea di trovare la tana della Cosa Brutta, ucciderla, salvare il padre e riportarlo a casa…
La storia di una famiglia come tante, senza eroi e senza vincenti, l’avventura tragicomica, allo stesso tempo comunissima e straordinaria di un piccolo nucleo di essere umani che affronta il tracollo finanziario, la perdita, la paura, lo smarrimento, la tristezza soprattutto, l’indicibile tabù del dolore, della depressione, fino all’invocazione della morte come liberazione e salvezza.
Guardare i nostri famigliari da vicino, affacciarsi sul loro baratro, e affrontare la vertigine della messa in discussione di ciò che riteniamo saggio, giusto, sensato.
Una madre scopre che suo figlio è diventato un uomo e suo figlio scopre che la madre è una donna oramai anziana, fragile e fallibile, piene di ferite, meschinità, menzogne che racconta a sé stessa e agli altri, sola.
Questa storia così intima e privata è adagiata sul manto muschiato della favola nera, con atmosfere che rimandano ai fratelli Grimm e ai racconti di Hoffman, un incubo lungo una notte popolato da esseri umani, animali, forse anche mostri.
Il bosco notturno si fa scenario rituale della reviviscenza di un’epopea famigliare, i sentieri accidentati e inospitali della foresta si fanno simbolo delle zone inesplorate del sé, delicate, pericolose.
L’ambiente perfetto per raccontare queste creature imperfette, incomplete, irrisolte e bellissime.